Giurisprudenza del lavoro

Giurisprudenza del lavoro

lunedì 21 luglio 2025

E’ ammessa l'attività investigativa nei confronti dei lavoratori anche se fondata su un mero sospetto

Corte di Cassazione Sentenza n. 8707 del 2 aprile 2025

 

E’ valido il licenziamento per giusta causa del dipendente incastrato dai detective incaricati dal datore di lavoro mentre fa lunghe pause al bar. La Corte di Cassazione, nel caso sottopostole, si è soffermata in particolare sull'attività investigativa svolta per conto del datore di lavoro nei confronti dei dipendenti, stabilendo che essa è pienamente legittima laddove sussista anche il solo sospetto di condotte illecite suscettibili di rilievo penale o comunque idonee a raggirare il datore di lavoro e a lederne il patrimonio aziendale e la reputazione verso l'esterno.

 

Conciliazione sindacale valida solo con assistenza effettiva e sede neutra

Corte di Cassazione Ordinanza n. 9286 dell’8 aprile 2025

 

Con la controversia oggetto d’esame, relativa alla validità di un verbale di conciliazione sindacale contenente rinunce e transazioni su diritti del lavoratore previsti da norme inderogabili di legge o di contratto collettivo, la Corte di Cassazione, ha affermato che l’inoppugnabilità dell’accordo è subordinata alla effettività dell’assistenza sindacale, da intendersi come concreta tutela dell’interesse del lavoratore, informato sui diritti oggetto di rinuncia e sull’entità della stessa.

In caso di transazione, è inoltre necessario che dall’accordo risultino la questione controversa oggetto della lite e le reciproche concessioni ex art. 1965 c.c. .

Ai fini della validità, assume rilievo anche la sede della conciliazione, che deve essere effettivamente “protetta” e dunque estranea all’ambito aziendale, per garantire la libertà di autodeterminazione del lavoratore.

 

Licenziato il dipendente che si assenta per ferie senza averne ricevuto l'autorizzazione

Tribunale del Lavoro di Perugia. Sentenza 169/2025 del 2 aprile 2025.

 

L’autoassegnazione delle ferie è arbitraria ed inammissibile perché in contrasto sia con l’articolo 2109 codice civile sia con le norme contenute nel contratto collettivo applicato.

La vicenda decisa riguardava il caso di un dipendente che aveva chiesto di fruire di ferie dal 19 dicembre 2022 al 5 gennaio 2023 e dopo aver sollecitato il datore di lavoro ad un riscontro, si vedeva opposto il rifiuto motivato sia da ragioni organizzative/produttive visto il periodo natalizio, sia soprattutto dal fatto che il lavoratore risultava aver già fruito interamente delle ferie maturate. La società manifestava la disponibilità a far fruire le ferie (anticipando quelle maturande) a far tempo dal 1° gennaio. Il lavoratore, tuttavia, non replicava e si assentava ugualmente dal 19 dicembre al 5 gennaio 2023.

La società contestava l’assenza ingiustificata prolungata ed in sede di giustificazione il lavoratore chiedeva che detto periodo venisse considerato quale aspettativa non retribuita. Al termine dell’iter disciplinare la società intimava il licenziamento per giusta causa.

 

Licenziare una lavoratrice disabile senza tentare il repechage è discriminazione: la Cassazione conferma la reintegra

Corte di Cassazione. Sentenza n. 11343 del 30 aprile 2025,

La Cassazione, ha affermato che il licenziamento motivato dall’inidoneità fisica sopravvenuta del lavoratore è da considerarsi nullo se il datore di lavoro non dimostra di aver tentato ogni ragionevole modifica dell’organizzazione aziendale per consentirne la ricollocazione. In altre parole, l’omissione del repechage, inteso anche come mancata adozione di soluzioni organizzative che consentano al lavoratore con disabilità di continuare a lavorare, integra una discriminazione diretta fondata sulla disabilità. Ne deriva che un simile licenziamento non solo è ingiustificato, ma è anche nullo per violazione del divieto di discriminazione e impone l’applicazione della tutela reintegratoria piena ex art. 18 Statuto dei lavoratori.

 

Il periodo di prova è valido anche se legato alle mansioni del contratto collettivo, purché specifiche

Corte di Cassazione Ordinanza n. 15326 del 9 giugno 2025

 

Il patto di prova inserito nel contratto individuale di lavoro è da ritenersi legittimo anche nel caso in cui le mansioni oggetto dell’esperimento siano descritte mediante il richiamo al CCNL applicabile, a condizione che tale richiamo sia sufficientemente preciso e dettagliato, tale cioè da individuare in modo univoco le attività che il lavoratore sarà chiamato a svolgere.

 

In particolare, quando la declaratoria contrattuale comprende una pluralità di profili professionali, è necessario che venga esplicitato il profilo specifico di riferimento, così da rendere

effettiva la verifica della corrispondenza tra le mansioni affidate e l’oggetto della prova, garantendo la funzione propria del patto quale strumento di reciproca valutazione tra datore e lavoratore.

 

Cassazione: panico e malattia professionale

Corte di Cassazione. Sentenza n. 14799 del 15 aprile 2025

 

Con la sentenza in commento la Cassazione ha affermato che in caso di lavoratrice colpita da panico a causa del lavoro notturno, rispondono del delitto di lesione colposa i responsabili aziendali che avevano predisposto un documento di valutazione dei rischi assolutamente generico, redatto senza la consultazione del rappresentate dei lavoratori per la sicurezza, in violazione degli articoli 28, comma 1-bis e comma 2, lettera a), primo periodo e 29, comma 2 del decreto legislativo n. 81/2008.

 

Cassazione: infortunio del lavoratore su attrezzatura noleggiata

Corte di Cassazione. Sentenza n. 20645 del 4 giugno 2025.

 

La quarta sezione penale della Cassazione ha affermato che in caso di infortunio occorso ad un lavoratore su una attrezzatura da lavoro presa a noleggio, risponde del delitto di lesione personale colposa, in concorso con il noleggiatore, il datore di lavoro che ometta di controllarne le misure di sicurezza in rapporto alla attività da eseguire.