Le irregolarità rilevate sono state molteplici.
La prima contestazione riguarda il fatto che il sistema Gps tracciava in modo continuativo i dati di localizzazione, velocità, chilometraggio e stato dei veicoli (ad es. quando erano spenti o accesi), senza rispettare la normativa privacy e in modo difforme da quanto previsto dal provvedimento autorizzatorio rilasciato dall’Ispettorato territoriale del lavoro ai sensi dell’art. 4 della legge 300/1970 (Statuto dei Lavoratori). L’autorizzazione rilasciata dall’Itl prevedeva l’anonimizzazione dei dati raccolti e l’adozione di soluzioni tecnologiche in grado di limitare la raccolta di dati personali non necessari o eccedenti rispetto alle finalità di sicurezza e organizzazione aziendale.
Un ulteriore rilievo ha riguardato la conservazione dei dati raccolti che avveniva per oltre 5 mesi, in violazione dei principi di minimizzazione e limitazione della conservazione dei dati stabiliti dal Regolamento UE.
Da ultimo, i lavoratori non erano stati correttamente informati sulle specifiche modalità con cui il trattamento veniva realizzato e sulla diretta identificabilità dei conducenti dei veicoli geolocalizzati.